Continuano a persistere i dubbi sulle misure adottate all’interno dell’Istituto Penitenziario mirate a contenere l’epidemia da covid 19, atteso che dal dato iniziale di pochi contagiati si è arrivati ai numeri preoccupanti attuali.
Così come non può che restare perplesso in ordine ad informazioni rassicuranti apparse su alcuni quotidiani inerenti la gestione del focolaio.
Auspicando che non si continui a sottovalutare lo straordinario e inquietante scenario, con il rischio di farlo diventare anche uno tsunami, ritiene opportuno che si debba continuare quantomeno ad effettuare la normale attività di screening con l’esecuzione di tamponi , onde evitare che il virus attualmente circolante nell’Istituto possa replicarsi attraverso soggetti asintomatici che potrebbero diffonderlo ulteriormente.
Sotto tale profilo pare addirittura che le direttive sanitarie prevedano di non continuare a sottoporre a tampone molecolare gli operatori all’interno dell’Istituto Penitenziario – in particolare la Polizia Penitenziaria -.
Se così fosse, tale nuova strategia, sarebbe un disastro ancor prima che imperscrutabile. Le regole di prevenzione nel contesto del carcere non possono essere diverse da quelle previste per i contesti di comunità.
Atteso che il virus è circolante e può creare altri focolai negli altri reparti, anche per via dei soggetti asintomatici, è oltremodo opportuno che si continui quantomeno in questa operazione di screening.
C’è il rischio che l’azione sanitaria posta in essere nel carcere – che si ritiene non sia stata eccellente – non sia né efficace e né tantomeno rispondente alle norme di prevenzione comuni.
Voglia pertanto la Signoria Vostra imprimere una più incisiva svolta all’attuale precaria situazione, in particolar modo avviando contatti con il Dipartimento di prevenzione dell’ASP, ribadendo che le azioni di prevenzione debbano essere omogenee a quelle attuate sul territorio e perdurare fino al sussistere delle indicazioni valide per la popolazione generale.
Peraltro la Direzione avrebbe ulteriori obblighi sotto un profilo sanitario per tutti i dipendenti indistintamente, ovvero la sorveglianza sanitaria prevista dal D Lgs 81/08. Inoltre il datore di lavoro ed il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione devono approntare un documento di valutazione dei rischi specifico tra cui anche quelli derivanti da esposizione ad agenti fisici, biologici in cui vengono indicate le misure preventive e protettive adottate per ridurre i rischi e le conseguenti azioni di formazione ed informazione.
Viene inoltre riferito che non sono mai stati consegnati ai lavoratori i certificati di negatività al covid ed ancor più grave di positività, dopo esser stati sottoposti a tampone. O quanto meno se esiste un portale dove poter visualizzare l’esito dell’esame previo utilizzo di un codice esame che non viene nemmeno rilasciato.
Si chiede di conoscere :
- a che punto sia la campagna di vaccinazione degli operatori penitenziari e della popolazione detenuta - fase questa necessaria affinché si possa uscire presto da tale pandemia - e se vi siano state problematiche di mancata somministrazione del vaccino ai lavoratori.
Se è così fosse:
- quali sarebbero i motivi della mancata erogazione, ovvero se per problemi di approvvigionamento – il che sarebbe inspiegabile – o se per rifiuto dei medici di effettuare tale operazione;
- Se vi siano lavoratori cosiddetti “Fragili” e pertanto con un rischio maggiore di sviluppare forme gravi di covid 19 e se sono stati sottoposti alla vaccinazione o meno.
In attesa di un cortese-urgente riscontro si porgono distinti saluti.