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Viene rappresentato che da diverso tempo il più grande Istituto della Calabria risulta essere in affanno per una serie di problematiche che, da più parti, si tergiversa per la loro soluzione:

  • l’assegnazione incessante di detenuti particolari – detenuti psichiatrici, detenuti violenti, detenuti etero ed auto aggressivi, detenuti che hanno attuato rivolte negli altri Istituti - ;
  • il dover adeguare l’Istituto alle nuove indicazioni per la prevenzione del Covid, di fatto, ha ridotto i posti detentivi per creare sezioni destinate all’isolamento sanitario e così facendo ha determinato un sovraffollamento nelle restanti sezioni ;
  • L’inadeguatezza degli organici: nonostante il Decreto Ministeriale del 2017 abbia previsto un aumento dell’organico, di fatto tale previsione avviene a rilento e spesso l’aumento è anche fittizio: nell’ultima assegnazione si è registrato un incremento di 12 agenti compensati (sic) dalla riduzione di un altrettanto numero uguale per trasferimenti in uscita e pensionamenti.

Viene anche segnalato un forte senso di frustrazione da parte del personale per l’inerzia operativa che si viene a creare ,in particolare sono mesi oramai che la sezione destinata all’isolamento è satura e non può essere ulteriormente utilizzata poiché i detenuti - che si sono caratterizzati per comportamenti inadeguati e di notevole gravità, che minano la sicurezza dell’Istituto, che si teme per la loro incolumità - non vengono mai trasferiti. Peraltro la quasi totalità degli stessi non sono ricollocabili in altre sezioni detentive e pertanto si determina anche un ingessamento nell’azione istituzionale, oltre alla mortificazione vissuta dal Personale nell’osservare l’impunità dei detenuti che non possono essere isolati dopo aver posto in essere atteggiamenti aggressivi, violenti etc.

Appare necessario approfondire tale tematica per comprendere i motivi di tale impasse e procedere con solerzia a ripristinare corrette dinamiche gestionali della popolazione detenuta, soprattutto quando tale circostanza si riverbera negativamente sull’aspetto motivazionale e sul senso di abbandono percepito da parte del Personale.

A rendere altresì gravose le condizioni lavorative sono anche le modalità operative in alcuni reparti che non sono stati adeguati, a distanza di 20 anni, alle previsioni del DPR 230 del 2000 a riguardo della realizzazione delle docce nelle camere detentive.

In attesa di un vostro cortese-urgente riscontro, in merito alle questioni sollevate, si porgono distinti saluti.

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