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Sebbene possano sembrare favole e specificatamente novelle da radio carcere, a volte capitano sul serio avvenimenti che difficilmente si riesce a credere siano accaduti e che altrettanto difficilmente si riescono ad accettare.

E' stato riferito a questa O.S. che in data odierna, in occasione di una traduzione, un detenuto si sia rifiutato di presenziare ad un udienza poichè il caposcorta che lo avrebbe dovuto accompagnare non era a lui gradito.

Pare che la grave colpa di questo appartenente al Corpo della Polizia Penitenziaria che riveste il ruolo di Assistente Capo sia una sola : espletare le proprie mansioni secondo quanto previsto da leggi e regolamenti o per sintetizzare con una formula molto conosciuta " sia uno che fa il proprio dovere". Orbene di fronte a questa inaccettabile richiesta pare che la risposta dello "Stato" sia stata quella di assecondare il detenuto. Come dire meglio un Assistente Capo di Polizia penitenziaria umiliato che un detenuto scontento. Anche perchè, diversamente, l'alternativa sarebbe stata quella di non far presenziare il detenuto ad una udienza in cui di fatto esprimendo quelle particolari esigenze, equivaleva ad una espressa rinuncia.

La circostanza oltre ad avere contorni grigi appare anche gravissima. Difatti sembra che lo stesso detenuto avesse già in altra occasione manifestato intolleranza per il caposcorta su citato, esprimendo invece lodi nei confronti di altro appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria di altro ruolo e di cui ne chiedeva espressamente la compagnia.

Evita ogni altro tipo di considerazione in attesa di ulteriori chiarimenti.

Si porgono distinti saluti