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Sono pervenute diverse lamentele inerenti una anomala modalità -rectius scorciatoia- per la copertura di alcuni posti di servizio attraverso l’impiego di Unità femminili appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria.

Nello specifico si fa riferimento alla scelta operata, al di fuori delle regole condivise, per l’individuazione di personale della Polizia Penitenziaria da assegnare in incarichi non istituzionali.

Pare che tale scelta sia stata operata per la circostanza – veritiera- di una presenza di personale femminile che risulta essere eccedente rispetto alla pianta organica prevista.

Probabilmente si sarà trattato di una assegnazione provvisoria nell’attesa di definire un percorso, per la selezione di personale, che sarà valutato ed approfondito nel suo luogo naturale, ovvero quello della contrattazione decentrata.

Nel dubbio se quella adottata sia la soluzione migliore, forse è il caso che la stessa venga posta all’attenzione delle OOSS rappresentative nella riunione già programmata del 13 marzo.

Anche perché non sembra il caso di utilizzare delle deroghe nel momento in cui si vuole dare un segnale importante in direzione delle regole.

Sotto tale profilo non è del tutto sbagliato aprire un confronto sulle cosiddette quote rosa – già adottate in precedenza e di cui questa OS si era fatta promotrice- che consentirebbero, per la straordinaria capacità delle donne, di apportare sicuramente migliorie in tutti i settori.

Ma all’interno di un percorso condiviso……………..    

Sarà anche il caso di approfondire alcuni aspetti delle neonate Unità operative che   sebbene abbiano visto la luce da pochi giorni hanno già mostrato alcune crepe che erano state ben evidenziate e sottovalutate nelle riunioni prodromiche:

  • Si fa riferimento alle difficoltà nel reperire le unità per supportare l’NTP e la cui soluzione a tali problemi non può essere quella di impiegare, sic et simpliciter, le cariche fisse per le incombenze estemporanee;
  • I mal di pancia legati alla presenza di personale “ cosiddetto anziano in alcuni reparti “ adibiti giocoforza nelle sezioni detentive e personale giovane in altri reparti che rivestono il ruolo di preposti;
  • Lo scorrimento necessario delle graduatorie in alcune Unità operative che altrimenti nascerebbero già monche.

Sono questi alcuni dei problemi emersi – ma non sono i soli - ed è chiaro che vanno individuati meccanismi migliori che evitino discrepanze e malumori, stati d’animo questi che non sono utili a migliorare il clima lavorativo.

Perché non può assolutamente essere questo il carattere distintivo delle Unità Operative in quanto il rischio, dietro l’angolo, è quello della inevitabile implosione.

Problemi peraltro inesistenti precedentemente alla nascita delle stesse.

Forse è anche il caso di ripensarle prima di scendere ulteriormente in quel che sembra un baratro.

Già dai primi barlumi emerge in maniera limpida che la conoscenza del personale e del detenuto – finalità delle unità operative - non può essere barattata con il benessere del personale, soprattutto laddove tale ultimo elemento si sta via via sfilacciando.

Questa OS vuole rammentare a se stessa che il carburante delle Unità Operative sono le unità medesime, che peraltro sono carenti e conclamate. Ciò si evidenzia dal DM del 2 ottobre 2017 che ha trovato le premesse nel Decreto Legislativo del 29 maggio 2017, n. 95 e scaturito infine nel PCD del 09/10/2017 – dotazioni organiche territoriali, da cui si desume la carenza di almeno 100 unità presso codesto Istituto.

Appare persino superfluo immaginare cosa potrebbe accadere durante un piano ferie estivo – le cui modalità e turnazioni dovranno essere concordate nel documento di contrattazione decentrata e dove non basterebbero nemmeno i 5 turni canonici sin qui adottati-   per consentire la fruizione del congedo ordinario.

Auspica pertanto che si inizi sin da subito a ripensare i reparti interni come un’unica Unità Operativa, diversamente spingersi in maniera inusitata su tale impervio sentiero, peraltro sulle deboli spalle della Polizia Penitenziaria, significherebbe alimentare ulteriormente le tensioni nascenti.

Porge distinti saluti in attesa di cortese riscontro.