Si è appreso con sorpresa che presso l’istituto “Ugo Caridi di Catanzaro “ verranno interrotti i lavori per la realizzazione delle docce all’interno delle camere detentive . Così facendo il mega padiglione Alta sicurezza composto da 8 sezione detentive sarà equamente suddiviso con camere di lusso e con i tuguri.
Quindi i detenuti più fortunati avranno tutti i confort nella propria camera detentiva, con tv in cucina e camera da letto, docce all’interno del vano servizi igienici; mentre quelli più sfortunati si ritroveranno camere vetuste, piccole , umide e con la possibilità …..di fruire delle docce in locali promiscui.
Oltre ad essere una caratteristica da trogloditi, tale circostanza appare essere umiliante oltre l’inverosimile. Ed a pagarne le conseguenze, oltre alla popolazione detenuta, come al solito sono i poliziotti penitenziari che saranno costretti a passare le giornate a percorrere kilometri per garantire un servizio che per ragioni astrali non si può realizzare nelle camere detentive.
Quindi l’Istituto di Catanzaro sarà condannato a condividere – forse con altri pochissimi Istituti in Italia - il triste primato di non essere riuscito a realizzare, a soli 18 anni dall’entrata in vigore del nuovo regolamento di esecuzione d.p.r. 230 del 2000, le docce all’interno delle camere detentive.
Cose di Calabria…………………………………
Non si comprende quali siano le motivazioni sottese a tale scelta, certo è che le ricadute negative coinvolgeranno detenuti e personale di Polizia Penitenziaria, anche perché ci sarebbe un altro padiglione (Media Sicurezza) con 4 sezioni detentive in cui le docce sono collocate ancora in locali promiscui.
A seguito della gara di appalto inerente l’ aggiudicazione e la conclusione dei lavori che ha riguardato solo metà padiglione e delle successive rimostranze avanzate dal Capo del Dap in merito al costo complessivo , la Direzione -per la prosecuzione dei lavori- ha avanzato un progetto da realizzare con manodopera qualificata dei detenuti e con finanziamento della Cassa delle Ammende ma bloccato, pare al Prap, per motivi che non si comprendono.
Certo è che con gara d’appalto i lavori di realizzazione delle docce in metà padiglione sono costati oltre 1 milione di euro mentre il progetto avanzato dalla Direzione, da finanziare con la cassa delle ammende, sarebbe costato meno di 100.00 mila euro.
Ciò che più preoccupa è che tale mutare improvviso di decisioni sottenda la mancanza di volontà in merito alla realizzazione di lavori che renderebbero meno degradante la detenzione e meno pesante il lavoro per la Polizia Penitenziaria.
Sembra persino banale suggerire di cogliere un’occasione unica, con un padiglione chiuso a metà, e con lavori che si potrebbero completare con pochi soldi.
Peraltro sotto tale aspetto non sarebbe il primo Istituto in Italia che realizza le docce nelle camere detentive con progetto sovvenzionato dalla Cassa delle Ammende e con manodopera qualificata MOF.
Nell’attesa di cortese-urgente riscontro si porgono distinti saluti.