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ospedale

Questa O.S. ha appreso che alcuni giorni orsono si è verificato un fatto grave presso il cosiddetto “repartino” del nosocomio locale riservato alla custodia di detenuti in carico alla Polizia Penitenziaria.

Pare che un detenuto a cui era stata comminata nel medesimo giorno una pena rilevante, abbia poi accusato un malore e dall’Istituto Penitenziario di Siano sia stato accompagnato poi presso l’Ospedale Pugliese;

notevole è stata la sorpresa che ha colpito gli uomini della scorta che poco dopo averlo ubicato nel sopra citato settore  si son visti arrivare diversi familiari dello stesso – una decina – appartenenti alla popolazione rom e qualcuno di questi abbia anche minacciato un appartenente al Corpo che tentava di allontanarli dalla stanza in cui si trovava ricoverato il detenuto.

Non senza problemi sono riusciti ad allontanare i familiari che si sono presentati a più riprese, nonostante l’intervento anche di appartenenti all’Arma dei Carabinieri, intervento a tal uopo richiesto dalla Polizia Penitenziaria.

Pur sottacendo la circostanza della tempestività dell’arrivo dei familiari subito dopo l’accompagnamento del detenuto in ospedale che desta non pochi dubbi, quello che appare molto allarmante è l’aspetto logistico di tale “ repartino” che si può definire con sottile eufemismo “non sicuro”.

L’accesso è favorito dalla circostanza che la porta di ingresso sia suscettibile all’apertura con un sol colpo di vento e quindi non esistendo nemmeno la possibilità di bloccarla in alcun modo, in tale reparto vi può accedere chiunque, in particolar modo soggetti vestiti da infermieri o da dottori poiché vi sono ivi dislocate alcune stanze ad essi destinate. Ma la mancanza di sicurezza si desume anche dall’esistenza delle scale antipanico poste al lato del locale in cui viene poi ubicato il detenuto.

Sebbene l’esistenza del cosiddetto repartino garantisca un minor disagio rispetto al dover piantonare i detenuti all’interno di stanze in cui vi siano altri degenti poiché la conseguente promiscuità genera mancanza di privacy e sicurezza – condizioni che si verificano spesso in occasione di più detenuti ricoverati - deve essere anche chiaro che la posizione del cosiddetto repartino, illo tempore realizzata, sia da considerare fortunosa e per nulla rispondente a criteri di salvaguardia dell’incolumità dei soggetti ricoverati e di coloro i quali devono espletare i loro compiti istituzionali.

E’ necessario dunque interagire urgentemente con l’ASP affinché si adottino i dovuti accorgimenti tesi ad impedire accadimenti simili a quelli che si stanno qui denunciando.

Si potrebbe ad esempio :

  • dotare il suddetto reparto di porte di accesso più sicure e magari prevedendo la possibilità di chiusura con sistema automatizzato;
  • dotare il reparto di sistema di telecamere visibili dalla postazione degli agenti, potendo in tal modo visionare la presenza dei soggetti che necessitano accedervi per motivi di servizio e che consentano di  osservare se vi siano persone dietro le porte antipanico;
  • forse si potrebbe addirittura valutare la possibilità che le poche stanze ad uso del personale infermieristico e medico, all’interno del cosiddetto repartino ed adoperate quale deposito di effetti letterecci e di archivio, possano invece anch’esse essere utilizzate quali ulteriori camere deputate all’allocamento di detenuti. Sempreché gli organi dirigenti dell’Asp ne autorizzino l’impiego e dopo aver apportato le conseguenti modifiche strutturali.

Si auspica in tempi brevi un intervento risolutivo da parte della Signoria Vostra e nelle more valutare anche se il detenuto resosi, suo malgrado (?), interprete di tali preoccupanti circostanze, attesa la considerevole condanna, possa continuare a permanere nella attuale sede.

Si porgono distinti saluti.